

Chi sei? Raccontati.
Mi chiamo Maria Teresa Nardello, sono nata a Velo d’Astico nel 1944. Una volta in pensione ho deciso di fare un’esperienza più duratura e vivere a contatto di quei paesi che avevo conosciuto durante i miei viaggi. Ho scelto di vivere in Ecuador e poi in Sierra Leone; il periodo in cui sono arrivata io è stato uno dei più terribili. Ho subito pensato: “qui è il mio posto”. Ho deciso di propormi come volontaria a seguire bambini e ragazzi di un centro di accoglienza, a seguito della guerra. Ho cominciato a costruire la mia scuola grazie ad aiuti e donazioni, cercando di farla più bella in assoluto e sono riuscita coraggiosamente a realizzare la Saint Catherine Primary School.
Perché hai scelto questa parola per rappresentarti?
Coraggio… Non ho un’organizzazione alle spalle, da sola mi sono messa a lottare contro l’ingiustizia. Io da sempre ho lottato contro l’ingiustizia. Consapevole, io sono consapevole di dover far fronte alle giustizie. Le mamme della Sierra Leone vogliono mandare i propri figli a scuola, soprattutto le femmine. Hanno capito che è un’ingiustizia e io mi sono messa al loro fianco. So che non è facile, so che ho tante persone contro e dovrei un po’ alla volta andare avanti, passo dopo passo, ed è quello che stiamo facendo. Ho creato vicino a me, con me, un gruppo, un’equipe di ragazzi che tra poco diventeranno dirigenti di questa piccola organizzazione: “MT Nardello Charity Foundation”.
Per arrivare dove sei hai dovuto credere fortemente in te, nella tua idea, nel tuo progetto: ritieni quindi che credere con convinzione in qualcosa la renda sempre possibile?
Cosa mi ha spinto a continuare? Io non sono ottimista, qualche volta mi preoccupo, specialmente dal punto di vista economico e penso di non farcela… Ma ci credo. Ho iscritto cinque ragazzi all’università, carissima. Neanche una lira per continuare, immaginate che sfida sto facendo. Quest’anno ce l’abbiamo fatta, li abbiamo mandati tutti a scuola. Ecco, qui la provvidenza è arrivata, di qua o di là, nei modi più impensati, ed è qui che prendo il coraggio. Mi sono accorta che molte persone mi appoggiano anche perché vedono i risultati e mi incoraggiano a continuare; io non posso deluderli e neanche i ragazzini e le ragazzine che sto crescendo possono deludere loro.
La tua zona di origine è ricca di inventori, imprenditori, artisti, letterati e sportivi che, con talento e caparbietà, dedicano ogni giorno della loro vita a mettere in pratica ciò in cui credono per realizzare i propri sogni, superando i propri limiti. Cosa ha trasmesso a te il territorio da cui provieni? E cosa provi per esso?
Nata a Seghe di Velo, 80 abitanti, la prima a laurearsi. La gente cresciuta lì “col pane e pane”. Conosco l’intraprendenza delle famiglie dei ragazzi di Schio che venivano a scuola; loro hanno trovato sempre la possibilità di fare, non si sono mai fermati, hanno lavorato. Marano Vicentino, una meraviglia! Un movimento notevole, mi ricordo i primi cineforum, gli inviti di personaggi abbastanza importanti, la partecipazione anche a costruire la scuola. È tutto un movimento, capito? Quindi a me la gente veneta piace, piace per la sua intraprendenza. In Sierra Leone i preti in maggioranza sono del Veneto e stanno costruendo delle cose eccezionali. Siamo una buona terra, seminiamo dappertutto e troviamo anche qualcosa che cresce di buono.
Sei consapevole che la tua è una storia “STRAordinaria”? E cosa pensi la renda davvero “STRAordinaria”?
La mia vita non è straordinaria, è normale! Mi capitano cose straordinarie, ma non è che io me le scelga. Io ho conosciuto molte persone straordinarie, a me è capitato che adesso qualcuno dica che sto facendo qualcosa di straordinario. Se realizzi qualcosa, ogni tanto, sì, ti congratuli con te stessa perché dici “beh, qualcosa ho fatto”, soprattutto nel dare agli altri la possibilità di rendersi consapevoli dei propri diritti, dei propri doveri, questo è importante. No, non sono straordinaria, direi che sono nella normalità. Ho colto l’occasione perché gli altri mi considerino tale. Mi è capitata per caso anche l’onorificenza. Sono contenta perché posso dire “ragazzi, sapete cosa sto realizzando!”, quindi credete in qualcuno che fa. Tempi difficili? Sempre stati difficili, fin dall’inizio. Spero di poter andare avanti.
