

Chi sei? Raccontati.
Sono Leonardo Frigo, sono un artista italiano. Vivo a Londra, in Inghilterra, da sette anni, dove creo e dipingo le mie opere in uno studio. Con la mia arte voglio unire le mie più grandi passioni: arte, disegno, artigianato e letteratura. Sono nato ad Asiago nel 1993, ho un legame molto stretto con la mia terra, quindi è difficile vivere all’estero; per fortuna riesco a tornare spesso. Con le mie opere e i miei progetti voglio soprattutto condividere la nostra cultura italiana, sia in Italia ma anche all’estero, coinvolgendo e avvicinando un pubblico internazionale. Mi piace pensare di riuscire a trasmetterla con mostre, esibizioni o anche solo con opere online, per esempio tramite social media. Londra offre questa opportunità.
Perché hai scelto questa parola per rappresentarti?
La mia parola è perseveranza, perseveranza e determinazione nei sogni e negli obiettivi. Mi ricordo quando ero un bambino, un ragazzo, uno studente ad Asiago, e avevo un sogno, un sogno nel cassetto, che era quello di riuscire a creare e vivere d’arte, che è la mia più grande passione. La parola è perseveranza perché penso sia molto importante costruire un percorso giorno dopo giorno e crederci nel profondo. Questa parola la penso e la uso ogni giorno, quando lavoro o quando dipingo; mi dà anche forza nei momenti più difficili nella mia vita. Per me la parola perseveranza è ciò che ogni artista e ogni persona ha bisogno di avere, perché il mondo comunque dell’artigianato, dell’arte, delle persone creative è un mondo molto difficile, è una parola che ci accompagna in questo percorso lungo dell’essere creativo. Quando ero uno studente ad Asiago e avevo il sogno di vivere d’arte, di lavorare nel mondo artistico, la mia perseveranza mi ha portato a trasferirmi a Venezia per studiare, e dopodiché di nuovo la mia perseveranza nella voglia e nella ricerca delle mie ispirazioni mi hanno portato qui a Londra. Londra da molte possibilità per le persone creative; è difficile per me, personalmente, però, riuscire a trovare una tranquillità che spesso ritrovo nei boschi dell’Altopiano per esempio, o in passeggiate in montagna, per trovare l’ispirazione. Londra è molto veloce, quindi ci sono i pro e i contro per le persone creative; dà molte opportunità da un lato ma non si ha l’ispirazione – personalmente parlo – e tempo. L’ispirazione la trovo quando ritorno in Italia. A Londra posso dire che realizzo e creo, però più che “pensare”, Londra è il mio laboratorio, è il mio lavoro. Quando sono in Italia, quando viaggio in Italia vedo, mi annoto delle idee, la mente è più libera. Londra è la bottega, è il laboratorio dove creo.
Per arrivare dove sei hai dovuto credere fortemente in te, nella tua idea, nel tuo progetto: ritieni quindi che credere con convinzione in qualcosa la renda sempre possibile?
Credo che credere con convinzione in un’idea o in un progetto non la renda sempre possibile, o non sempre possibile nel breve periodo. Come ho detto, la mia parola preferita è perseveranza: è questa parola che può rendere un progetto, una storia, un’opera un successo. È con il duro lavoro, con il credere in se stessi e anche con il credere negli altri che può renderla possibile.
La tua zona di origine è ricca di inventori, imprenditori, artisti, letterati e sportivi che, con talento e caparbietà, dedicano ogni giorno della loro vita a mettere in pratica ciò in cui credono per realizzare i propri sogni, superando i propri limiti. Cosa ha trasmesso a te il territorio da cui provieni? E cosa provi per esso?
Sono nato e cresciuto in Altopiano di Asiago e sono molto legato alla mia terra. Torno da Londra appena possibile, ogni due / tre mesi. La mia terra è stata la mia prima ispirazione. Le persone e la comunità mi hanno ispirato a capire che niente è impossibile e se si hanno dei sogni e si lavora duro, se c’è perseveranza nelle cose, si può arrivare a raggiungere grandi obiettivi. Ho delle radici molto salde, soprattutto nell’Altopiano di Asiago e provo un senso, posso dire… un senso di amore, soprattutto per i paesaggi e per la natura che circonda l’Altopiano di Asiago. Per questo devo dire che è molto difficile vivere in una città, ho sempre il sogno nel cassetto di ritornare.
Sei consapevole che la tua è una storia “STRAordinaria”? E cosa pensi la renda davvero “STRAordinaria”?
Penso che la mia storia non sia straordinaria, ma voglio che diventi una storia straordinaria! Sto lavorando, ho trent’anni, ho ancora molti sogni in questo mio cassetto. La voglio far diventare una storia straordinaria, ma voglio riuscire a condividerla con molte persone.
